il maestro di consapevolezza aka l’armadillo

Nella serie Strappare lungo i bordi l’Armadillo è la consapevolezza di Zerocalcare e Zero, spesso, lo ignorerebbe volentieri. È un’occasione per parlare di equanimità, la nostra capacità di osservare in modo obiettivo e che aiuta a rendere la pratica di consapevolezza un atto di franchezza verso di noi.

La serie Strappare lungo i bordi è così ben fatta (avrei detto geniale ma non volevo esagerare) da far pensare che la sua creazione sia stata accompagnata da concordanze astrali di rara combinazione, piovute come polvere di stelle in forma di intuizioni brillanti nella mente e nel cuore di Zerocalcare. È un fuoriclasse lui ma quando ha pensato di materializzare la coscienza nel personaggio dell’Armadillo, be’ m’è scappato di fare la ola sul divano.
Io preferisco dire che l’Armadillo è la consapevolezza di Zero: osserva e presta attenzione a tutto, lo fa dalla posizione del testimone neutro, e questo gli permette di discernere; è imparziale.
Anche se guardando gli episodi in certi momenti non sembra, ma Zero è anche l’Armadillo, l’Armadillo è in Zero, solo che un sacco di volte -semplicemente- Zero vorrebbe evitare di ascoltarlo.
La coppia è formidabile e -a esser sinceri- è onnipresente in tutti noi se vogliamo attraversare le nostre giornate in modo davvero mindful. C’è quando ci chiediamo se siamo disposti a salire quel gradino significativo: il gradino della franchezza. Un lavoro personale di consapevolezza è a tutti gli effetti una pratica di franchezza verso di sé e molte volte -diciamocelo- non abbiamo proprio voglia di offrire un caffè al nostro Armadillo.
Certo che siamo liberi di ignorarlo! Occhio e croce siamo già cinture blu quando lo facciamo, perché è già un traguardo dirci che esiste e che lo stiamo ignorando. Suona all’incirca così: “Sì, ok, te lo dico che l’ho vista. Ho visto che ho una grana pesante come uno yak degli altipiani che galoppa verso di me, ora però proprio non ce la faccio a guardarla”. Ottimo punto: la lavatrice è partita e ha avviato l’ammollo per i delicati (noi). Ci sono poi momenti invece -è normale- in cui ci teniamo lontanissimi da qualunque metafora zoologica e all’orizzonte non vediamo nemmeno l’ombra di yak né di armadilli. Se e quando sarà, verrà il nostro momento buono.
In questo personaggio ci ho ritrovato -fatto e finito- l’aspetto dell’equanimità, così fondamentale in un approccio di mindfulness autentica. L’equanimità ci fa notare quel che è bene per noi notare, che riguardi gli altri, noi o il contesto. Signora Equanimità ci guarda benevola anche quando accidentalmente oops ci giriamo dall’altra parte; il punto è che ce lo dice.
Non pensiamo però che essere consapevoli ci stringa e costringa in qualche pertugio angusto: “Ecco adesso alla lista dei doveri, già lunga come il Rio delle Amazzoni, devo pure mettere l’ennesima responsabilità del quotidiano!”.
Tutt’altro, l’equanimità ci aiuta a fare una cosa illuminante: collegare i tasti in modo corretto. Diversamente -e lo facciamo spesso- scegliamo tastiere dove se pigio la r si scrive una o, digito s ed esce m e così via.
C’è una scena cruciale mentre Zero è su un treno (non faccio spoiler, tranquilli), è molto irrequieto, avverte un’agitazione e la attribuisce a un motivo che non è la ragione vera; si comporta in modo sgradevole perfino con persone che nemmeno conosce. A un certo punto raggiunge l’intimità di un confessionale: si infila nel bagno del treno e lì lo attende l’Armadillo.
Scambia con lui poche parole e puf tutta quell’ansia che prima vorticava dentro e intorno a lui atterra e si placa: ha ammesso a sé stesso il motivo vero.
Non è che a quel punto stia meglio, per la situazione che sta vivendo è impossibile stare subito meglio: c’è un dolore da attraversare, ma smettere di scrivere dove ha collegato ogni tasto a una lettera sbagliata gli permette di dissolvere la nebbia e lasciare che tutto o quasi si scorga con maggior chiarezza.
Approfondendo la filosofia alla base delle pratiche di consapevolezza, si incontrano a un certo punto quattro coppie di preoccupazioni tipiche per tutti gli esseri umani dalla notte dei tempi: una riguarda proprio il binomio facile/difficile, felicità/infelicità ed è così interessante. Vedere alcune scene della nostra vita (passate o attuali) in quest’ottica mette a fuoco limpidamente quanto spesso agiamo in un certo modo perché in qualche angolo di noi crediamo davvero che impegnandoci forse ce la facciamo a fare slalom infinito nella vita e a evitare qualunque situazione difficile, ogni momento di sgradevolezza.
Mannaggia, sarebbe bello se accadesse davvero. Il punto è che se il nostro percorso incontra quello di una grana, io posso anche non volermelo dire ma il suo effetto su di me lo sento lo stesso (è quando mi pare di aver scritto sole sulla tastiera ma addosso sento che da qualche parte si è scritto nodo).
E allora? Boh, nessuno che stia là fuori ha sempre il consiglio perfetto per come stiamo noi da dentro. Forse però è un bel gesto provare -con pazienza- a sintonizzarci sulla frequenza della nostra personalissima radio, dove passa la musica giusta per noi a seconda dei momenti e, già che in studio con noi c’è pure l’Armadillo, tutto sommato un programma in co-conduzione non sarebbe male. Magari funzionerebbe.
D’accordo, lo sappiamo: ogni tanto ce la direbbe la sua frase mitica: “Sei cintura nera quinto dan…de schiva’ la vita” ma poi avvertiremmo anche uno strano calore intorno alle spalle: sarebbe il suo abbraccio che, nel silenzio e senza pigiare tasti, ci farebbe arrivare il suo: “Dai, piano piano”.

2 risposte

  1. Grazie Maria per questo articolo che ci permette di fare molte riflessioni…
    Ascoltare se stessi nel profondo non è mai facile anzi a volte è più comodo ignorare quella vocina dentro di noi…
    La vocina però è lì e fino a quando no si ha il coraggio di ascoltarla saremo sempre irrisolti…io sto imparando piano piano, la strada è ancora lunga, grazie a te e alla pratica di consapevolezza…e alla fine ci si sente più leggeri e si acquisisce il coraggio di ascoltare quella coscienza che non è altro che una parte di noi stessi.
    Grazie non vedo l’ora di leggere il prossimo articolo!

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